Non sarà facile nemmeno a Firenze vincere la sindrome del LongCovid o Post Covid-19 con la riabilitazione.
Infatti mancano ancora le tanto auspicate linee guida per combattere i disturbi da LONG COVID o sindrome POST COVID a carico del sistema neurologico, muscolare e articolare, tra i più frequenti nell’ambito di questa sindrome che rallenta notevolmente il rientro dei guariti di covid 19 nella vita lavorativa, sociale e sportiva.
Post COVID-Condition e PC-COS
Recentemente si è espressa in tal senso l’ O.M.S. che ha coniato i termini Post COVID-Condition ad indicare questa condizione clinica e PC-COS ( Post-COVID Core Outcome Set ) a nome del progetto relativo che mira a riunire tutte le esperienze di malati, familiari, caregiver, operatori sanitari ed istituzioni al fine di elaborare dati utili e condivisi utili alla ricerca ed alla cura.
I tempi di guarigione dal COVID 19 sono diversi da persona a persona, ma la maggior parte recupera completamente entro due mesi ma alcuni sintomi o disturbi possono durare più a lungo.
In questo caso si dice che le persone soffrono di Long COVID, termine inglese che viene comunemente usato per indicare l’insieme dei disturbi e manifestazioni cliniche che permangono dopo l’infezione.
In generale le donne al di sotto dei 60 anni di età sembrano avere il doppio di probabilità di manifestare il Long COVID rispetto agli uomini, successivamente il livello di rischio diventa simile tra i due sessi.
Abbiamo già esaminato i possibili danni e la loro ragione a carico del sistema muscolare in un precedente post, auspicandoci che al più presto si potessero avere conoscenze convalidate e condivise che ci aiutassero a curare questi pazienti, perchè di pazienti si tratta a tutti gli effetti, anche se guariti dall’infezione acuta.
Tante incertezze nella cura del LONG COVID
La cura della sindrome POST COVID rappresenta ancora una vera e propria sfida per gli operatori sanitari che se ne occupano perchè ancor oggi le esperienze sono limitate, piuttosto controverse e dibattute anche a livello internazionale.
E in tanto smarrimento, pur continuando a lavorare e a studiare, si va da chi l’attribuisce solo ad un fatto psicologico, come quando Michael Sharpe professore di psichiatria ad Oxford afferma che la malattia sia “tutta nella mente” perchè creata dai media, a chi la assimila alla sindrome della fatica cronica o alla fibromialgia, altri esortano invece ad andare finalmente oltre le controverse.
Poche certezze nella cura del LONG COVID
Sappiamo che il LONG COVID è una malattia cronica debilitante che colpisce dopo tre mesi l’ 1,5 percento ( ma c’è chi parla anche di 15 – 30 % ) delle persone guarite dall’infezione Covid 19 e che può durare anche per diversi mesi.
Sono per lo più soggetti che hanno avuto un decorso della malattia acuta di gravità medio alta, con un età adulta superiore ai 20 anni ed inferiore ai 65, coincidendo proprio con l’età del maggior impegno sociale e lavorativo, con maggior frequenza nel genere femminile.
Fondamentale il ruolo del Fisiatra nella cura del POST COVID
Stanchezza, facile affaticamento, fino a volte alla debilitazione, dolori articolari e muscolari, dispnea, debolezza e riduzione della massa muscolare sono i principali segni dell’interessamento del sistema locomotore, associati o meno ad altri sintomi di carattere generale come ansia, insonnia, dolore e rigidità toracica, cefalea.
Ne ha parlato anche l’immunologo e consigliere scientifico della Casa Bianca, Anthony Fauci, al Congresso di Firenze dei medici internisti ospedalieri del Fadoi (Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti), che non ha esitato a definire alcunii sintomi del Long Covid “non completamente spiegabili” , come una condizione molto curiosa denominata ‘nebbia del cervello’, che provoca nelle persone difficoltà a focalizzare o concentrare i propri pensieri, ha illustrato il super esperto.
Alcuni di questi sintomi sono comuni ad altre forme virali già conosciute, ma nel LONG COVID si caratterizzano per la loro maggiore persistenza e per la più ampia diffusione tra la popolazione, trattandosi di una pandemia e non di casi isolati come nel caso di altre virosi, costituendo così oltre ad un problema sanitario anche un fenomeno di rilevanza socioeconomica senza precedenti.
Si è anche capito che, pur rimanendo nell’ambito dei disturbi a carico del sistema neuromuscolare, si riscontrano quadri molto diversi ed eterogenei anche nella risposta al ricondizionamento motorio, fino ad avere un aggravamento importante del dolore conseguente alla riabilitazione ed impossibilità di proseguire nel programma di recupero.
Principi generali del ricondizionamento motorio del LONG COVID
Quindi pur seguendo principi generali quali esercizi respiratori, esercizi di mobilizzazione e rinforzo dei diversi distretti articolari degli arti superiori ed inferiori, privilegiando all’inizio una attività prevalentemente aerobica e successivamente integrando anche quella anaerobica inserendo elementi progressivi di resistenza, si devono sempre prendere in considerazione degli importanti adattamenti individuali e personalizzati.
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Concludendo, mentre sono molto migliorate le conoscenze scientifiche riguardo alla cura del Covid 19 nella fase acuta della malattia, rimangono ancora troppe le lacune, le incertezze e le controversie a proposito delle cure della sindrome POST COVID, a due anni dall’esordio della pandemia.
Ci auguriamo che il recente progetto messo in cantiere dall’OMS possa dare inizio ad una metodologia di lavoro condivisa e utile per tutti nel più breve tempo possibile. I primi risultati sono attesi per la primavera del 2022.