Con questo post vorremmo fare il punto sulle conoscenze scientifiche ad oggi a proposito della Vitamina D.
Il metabolismo, i meccanismi d’azione e la fisiopatologia della vit D e le sue molteplici implicazioni per la salute umana sono stati ampiamente studiati per più di un secolo.
Nuovi possibili effetti positivi su organi e apparati extrascheletrici sono emersi in tempi più recenti.
Tuttavia molti punti rimangono incerti come ad esempio la valutazione dello stato di vitamina D e gli esiti dettagliati della sua carenza ma anche le modalità della sua integrazione.
In particolare sussistono certezze in merito alla sua assunzione in presenza di determinati fattori di rischio, malattie metaboliche ed endocrine.
Ma permangono dubbi sulla utilità di controllare i valori della 25OH vit D in persone apparentemente sane per riportare eventualmente i valori alla normalità.
Linee Guida e Consensus sulla Vitamina D
Nel corso di quest’anno due importanti pubblicazioni hanno richiamato l’attenzione sul tema.
Queste hanno cercato di fornire regole comportamentali cliniche pratiche sul controllo dello stato della Vitamina D in persone apparentemente sane e sulla eventuale supplementazione.
L’impegno era quello di ripercorrere e discutere argomenti controversi sulla Vitamina D.
I temi principali affrontati sono state le raccomandazioni sulla valutazione della carenza di vitamina D e della sua integrazione.
Lo scopo è stato quello di riassume i risultati su “perché, quando e come” di questi due argomenti.
Linee Guida dell’ Endocrine Society
Il primo studio è dell’Endocrine Society e propone le nuove Linee Guida pratiche pubblicate sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism del luglio scorso.
In particolare gli autori partono dalla constatazione che la Vitamina D sembra coinvolta in una varietà di disturbi comuni, tra cui malattie muscolari e scheletriche, metaboliche, cardiovascolari, tumorali, autoimmuni e infettive.
Questo avrebbe portato ad una pratica sempre più diffusa di assumere Vitamina D in assenza di malattia nota, in modo empirico, con o senza dosaggio preventivo dei valori nel sangue, al fine di prevenire tutti quei disturbi ad essa potenzialmente collegati.
In molti casi così facendo si raggiungerebbero anche valori superiori a quelli raccomandati proprio al fine di mettersi al sicuro nella prevenzione di molte malattie.
I benefici di questo comportamento non sono, però, così chiari.
Da qui la necessità di porre da parte degli studiosi del panel di fissare alcuni punti fermi, sulla base delle evidenze emerse in letteratura.
Sconsigliata l’assunzione di Vitamina D senza indicazioni stabilite
Interessanti le conclusioni in cui il panel sconsiglia l’integrazione empirica di vitamina D oltre i valori raccomandati per ridurre il rischio di malattia negli adulti sani di età inferiore ai 75 anni, in assenza di indicazioni stabilite.
Non è stata, inoltre, trovata alcuna prova a supporto dello screening di routine per 25(OH)D nella popolazione generale, né tra persone con
obesità o carnagione scura.
Un’integrazione oltre al fabbisogno raccomandato, potrebbe invece avere senso in alcune specifiche categorie di popolazione, per le quali la letteratura dimostra in modo più chiaro una certa utilità.
Consensus dell’ Endocrine Reviews
La seconda pubblicazione è stata accolta su Endocrine Reviews dell’ ottobre 2024 e riporta le conclusioni della 6th International Conference su “Controversies in Vitamin D” .
Io scopo della ricerca è capire a “Chi, Quando e Come” valutare i livelli di Vitamina D e provvedere eventualmente e come alla sua assunzione.
Il documento è opera di una trentina di autori, anche italiani, tra i massimi esperti al mondo in tema di Vit D e metabolismo osseo.
Infatti ribadiscono che la carenza di vitamina D riduce l’assorbimento intestinale del calcio portando a iperparatiroidismo secondario, perdita ossea e aumento del rischio di fratture negli anziani.
Meta-analisi mostrano che la vit D e il calcio, insieme, riducono le fratture dell’anca e altre fratture nei soggetti anziani nelle case di cura.
Secondo gli autori le conclusioni di recenti mega studi sugli effetti extrascheletrici della vitamina D suggeriscono un legame tra lo stato della vit D e il sistema immunitario e lo sviluppo del diabete mellito di tipo 2.
Anche gli eventi cardiovascolari e la mortalità possono essere influenzati positivamente.
Quando è necessario dosare la Vitamina D ?
Gli autori arrivano alla conclusione che è necessario dosare nel sangue la Vitamina D ( confermando la validità della 25OH Vit D ) solo in alcuni casi.
Sono i soggetti ritenuti a rischio per età, condizioni cliniche o se assumono in modo permanente alcuni farmaci specifici.
Nel caso i valori riscontrati risultassero insufficienti sarà necessario provvedere all’integrazione della Vit D nei modi e con le molecole più idonee al singolo soggetto.
In via generale l’assunzione giornaliera di vitamina D sembra essere la strategia più efficace e benefica per migliorare lo stato di carenza.
Ma sono stati proposti prescrizioni anche con intervalli più lunghi, fino a 4 settimane, per superare la scarsa osservanza dell’assunzione giornaliera.
Sembra pertanto sconsigliabile in via generale secondo la consensus la consuetudine in passato abbastanza utilizzata di somministrare alte dosi di Vitamina D distanziate nel tempo.
La Vitamina D è un ormone
La vit D è una vitamina liposolubile accumulata nel fegato ed utilizzata dal corpo quando vi è necessità con la trasformazione renale.
In realtà però va considerata un pro-ormone, ovvero una sostanza che il corpo può convertire in un vero e proprio ormone.
La principale fonte di vit D per l’organismo è la luce solare e non la dieta alimentare ( circa il 20 % ) , come molti pensano.
Le principali fonti dietetiche di Vitamina D3 sono rappresentate da prodotti di origine animale come il pesce grasso (salmone, sardine e tonno oltre al classico fegato di merluzzo), alcuni tipi di carne, come il fegato di manzo, oltre a latticini e uova.
I raggi ultravioletti colpendo la nostra pelle attivano una reazione chimica che produce il colecalciferolo, poi trasformato dal fegato in calcidiolo ed infine dai reni in calcitriolo, un vero e proprio ormone steroideo che è la forma attiva della vit D nel corpo.
Non stiamo parlando quindi di una vitamina in senso stretto, ma di un ormone, e che dunque non basta una dieta equilibrata per soddisfarne il fabbisogno.
Pertanto deve lo specialista che cura la prescrizione e il follow up periodico della terapia, fino al raggiungimento dei valori ottimali di Vitamina D che possono anche variare per il singolo soggetto.
Take home message
- La vitamina D svolge effetti scheletrici ( sia in età di sviluppo che da adulti ) ed extrascheletrici ( muscolari, cardiovascolari, respiratori, immunitari, metabolici )
- La principale fonte di produzione rimane l’esposizione alla luce solare ( circa 80% ) rispetto a quella alimentare ( circa 20% ) anche con dieta equilibrata.
- Il dosaggio di 25OH VitD nel sangue è ritenuto il biomarker più affidabile del suo stato
- Non si ritiene utile il suo dosaggio di routine nella popolazione sana tra 1 18 e i 75 anni.
- Dovrebbe essere valutato lo stato della VitD nei soggetti a rischio ( disabili, istituzionalizzati, malassorbimento intestinale, obesità, gravidanza e allattamento, insufficienza epatica o renale, bassi livelli di attività fisica ed esposizione alla luce solare, assunzione di farmaci interagenti, long Covid )
- I valori ritenuti sufficienti di 25OH VitD nella popolazione generale devono essere uguali o superiori a 20 ng/ml mentre nei soggetti a rischio di ipovitaminosi D o che necessita di terapia con farmaci antifratturativi sono desiderabili valori uguali o superiori a 30 ng/ml.
- Un’integrazione oltre al fabbisogno raccomandato, potrebbe avere senso in alcune specifiche categorie di popolazione, per le quali la letteratura dimostra in modo più chiaro una certa utilità ( entro i 18 anni per prevenire rachitismo e infezioni respiratorie, oltre i 75 anni per ridurre il rischio di morte, donne in gravidanza, negli adulti con prediabete ad alto rischio )
- La terapia nei casi ritenuti necessari deve privilegiare la via orale con frequenza prevalentemente quotidiana o settimanale
- Non è consigliabile il fai da te e l’assunzione empirica di VitD a scopo preventivo ma sempre necessaria una valutazione medica accurata individuale.