Nessuno metterebbe in discussione la prevenzione del cancro ma i più hanno poca consapevolezza della stessa importanza della prevenzione se parliamo di fratture da fragilità.
Il 4% della popolazione italiana è in una condizione di fragilità ossea, una percentuale che aumenta con l’età, al punto che oltre il 50% degli over 65 è considerato ‘pre-fragile’.

Le fratture da fragilità, quelle cioè dovute ad un indebolimento dell’osso, principalmente a causa dell’osteoporosi, sono un problema importante per la sanità pubblica, che rischia di avere un peso sociale ed economico sempre maggiore a causa dell’invecchiamento della popolazione.
Attualmente per il nostro paese viene stimato un costo annuo conseguente alle fratture da fragilità di circa 10 miliardi di euro.
Le principali fratture da fragilità
I siti principali per le fratture da fragilità sono polso, omero, vertebre e femore, e in particolare queste ultime sono tra quelle più debilitanti e pericolose.
Ogni anno in Italia sono circa 120.000 le persone, over 65, che cadono subendo una frattura di femore, principalmente nella fascia d’età tra gli 80 e gli 89 anni (59%), soprattutto donne in larga parte affette da osteoporosi.
La prevenzione delle cadute accidentali negli anziani
Aumentato rischio di caduta e di frattura del femore vanno di pari passo.
Il 30% della popolazione anziana cade almeno una volta all’anno e, tra questi, oltre il 50% cade più di una volta all’anno; questo comporta un elevato rischio di fratture con tutte le conseguenze che ne derivano.
Si tratta di fratture che sfociano, nella maggior parte dei casi, in un intervento chirurgico che è cruciale avvenga entro le 48 ore dall’infortunio per la migliore e più rapida ripresa.
In generale la consapevolezza del rischio di infortunio domestico è scarsa, solo pochissimi anziani considerano alta o molto alta la possibilità di
avere un incidente in casa.
La maggior parte delle cadute degli anziani avviene in casa
Eppure statisticamente le cadute avvengono per lo più all’interno della casa (64%) e meno frequentemente in strada (14%), in giardino (18%) o altrove (4%).

E’ proprio la falsa sicurezza percepita in casa a far abbassare le attenzioni e le difese anticaduta all’interno della propria abitazione rispetto a quanto messo in atto all’esterno.
Il tasso di mortalità per fratture di femore negli anziani
Il tasso di mortalità ad un anno dalla frattura di femore è tra il 15 e il 25 % in base ai diversi studi.
La morte è in parte legata alle complicanze legate alla frattura ( tromboemboliche, emorragiche, infettive ecc ) ma anche per le gravi ripercussioni sullo stato psicofisico generale e la modifica delle condizioni di vita.
Infatti anche i più che superano questo trauma difficilmente recuperano in pieno il precedente stile di vita riguardo ad autonomia, vita sociale e motivazione.
Ortogeriatria in soccorso dell’anziano con frattura di femore
A ridurre l’impatto negativo sulla qualità e speranza di vita dopo una frattura di femore nell’anziano è addirittura nato un percorso di cura specifico che fa capo all’ Ortogeriatria.
L’Ortogeriatria è un percorso clinico-assistenziale integrato che affronta la complessità del paziente anziano con frattura di femore e garantisce una presa in carico multi-professionale mediante l’accesso ad un percorso strutturato secondo i bisogni del paziente.
L’anziano è al centro dell’assistenza svolta da un team multiprofessionale e multidisciplinare di cui fanno parte solitamente ortopedico, geriatra, fisiatra, infermiere case-manager, fisioterapista e assistente sociale.
Il percorso dovrebbe iniziare dall’ingresso al pronto soccorso e concludersi con la dimissione e il miglior reinserimento socio ambientale del singolo soggetto.
Come si prevengono le fratture da osteoporosi
La prevenzione dell’osteoporosi dovrebbe trovare culturalmente maggiore attenzione e sensibilità, al pari di quanto è già successo nei confronti dei più frequenti tipi di cancro.
La salute dell’osso va osservata per tutta la vita con un corretto stile di vita e di alimentazione, evitando la sedentarietà ed il fumo di sigaretta.
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E’ importante assicurare adeguati apporti di calcio e vitamina D nel corso di tutta la vita ed in particolare durante la gravidanza e l’allattamento, dopo la menopausa e in età senile.
Anche gli esiti di alcune malattie infettive che interessano il sistema scheletrico, come ad esempio la poliomielite, possono favorire la fragilità.
Siccome esiste un ruolo importante della predisposizione genetica è fondamentale la correlazione con la storia clinica dei propri genitori soprattutto l’evenienza di fratture secondarie ad osteoporosi.
Esistono esami specifici ed algoritmi di facile accesso che possono aiutare a calcolare il rischio futuro individuale di fratture.
Quando eseguire una Mineralometria Ossea ( MOC )
Al di fuori di condizioni particolari che la richiedono prima, è bene che le donne eseguano in prossimità della menopausa una Mineralometria Ossea a raggi x che potrà guidare nelle scelte successive assieme alla valutazione clinica ed anamnestica.
Sarà poi il curante a decidere quando ripetere l’esame nel tempo, tenendo presente che per limiti intrinseci alla metodica, solitamente il monitoraggio della densità ossea non è significativo al di sotto dei 18-24 mesi.

I benefici della sensibilizzazione e della prevenzione
In Italia il tasso di mortalità per cancro è diminuito del 15 % in 10 anni grazie alla prevenzione, alla diagnosi precoce e alle nuove cure disponibili.
E’ prassi per i più eseguire periodicamente un PAP test, una mammografia o il controllo dei nei, ma pochi pensano a controllare la vitamina D nel sangue.
Nell’ambito delle morti per caduta l’ISTAT certifica in Italia nel 2020 un aumento del 14 % rispetto all’anno precedente.
Nel 2021 sempre l’ ISTAT rileva che le cadute fanno registrare negli anni di pandemia un notevole aumento di mortalità: complessivamente si passa da 0,52 decessi per 10mila nel 2019 a 0,61 nel 2021.
Queste sono cause di morte che riguardano prevalentemente la popolazione anziana e tra gli ultra-ottantenni il tasso di mortalità, pressoché stabile tra il 2015 e il 2019, passa da un valore di 6,6 decessi per 10mila nel 2019 a 7,9 nel 2021.
Densità ossea e vitamina D

E’ auspicabile ed urgente investire nella prevenzione della fragilità ossea trasmettendo il messaggio della necessità di controllare dopo i 60 anni la densità ossea specie nelle donne ed il controllo in ogni età dei livelli di vitamina D.
In questo ambito, la correzione dell’ipovitaminosi D, che resta uno dei maggiori determinanti di fragilità ossea, mediante un’adeguata supplementazione deve essere considerata una strategia di elezione, tanto per i pazienti osteoporotici, quanto per la popolazione generale, specie se in età avanzata.
Sappiamo che gli effetti della vitamina D non sono limitati alla salute dell’osso.
Infatti è dimostrato che la vitamina D contribuisce alla forza e alla funzione muscolare, riducendo il rischio di cadute e fratture negli anziani.
La vitamina D è implicata altresì nella crescita e sviluppo del tessuto muscolare influenzando la composizione e la morfologia delle fibre.
Inoltre diversi studi osservazionali hanno mostrato una diretta correlazione tra stato vitaminico e forza muscolare / stabilità posturale.