L’epicondilite è una patologia tendinea inserzionale molto frequente legata a sovraccarichi funzionali o microtraumi in occasione di sport e lavoro.
Il dolore è localizzato nella sede di origine del muscolo estensore radiale breve del carpo (epicondilo laterale dell’omero).
La diagnosi è prevalentemente clinica anche se qualche esame come ecografia o RMN può essere d’aiuto nei casi più complessi o ad andamento cronico.
Un quadro clinico simile da tener sempre presente nella diagnosi differenziale è quello della Sindrome del Tunnel Radiale e del Nervo Interosseo Posteriore ( NIP ).
Epicondilite è ancora il gomito del tennista ?
In tutto il mondo l’epicondilite laterale ( in contrapposizione a quella mediale detta anche epitrocleite ) è stata chiamata tennis elbow o gomito del tennista perché in passato legata soprattutto a questo sport.
Con il passare degli anni e il migliorare della tecnica di gioco e la tecnologia delle racchette, l’epicondilite nel tennis è diventata sempre più rara.
Quindi oggi ha perso la tipicità di una disciplina e la si riscontra occasionalmente in molti altri sport soprattutto nel fitness o bodybuilding in palestra, nel padel, nei rocciatori, nei lanciatori.
Nel mondo del lavoro risultano più a rischio alcune attività manuali in ambito artigianale, l’uso prolungato del mouse e del PC in genere, così come alcuni musicisti.
La cura dell’ epicondilite tra sport e lavoro
La terapia dell’epicondilite può essere tutt’oggi molto diversificata, a secondo del professionista a cui il soggetto si rivolge.
Sentiamo racconti di percorsi piuttosto complicati e costosi spalmati su periodi di tempo oltremodo lunghi con risultati temporanei, parziali o peggio ancora nulli.
Nella nostra esperienza la cura dell’epicondilite oggi si fonda sul riposo relativo sportivo o lavorativo modificando comportamenti e intensità e utilizzo di terapia con Onde d’Urto ( ESWT ) in quasi tutte le situazioni, essendo la terapia quasi sempre eseguibile, sicura ed efficace.
Un ruolo fondamentale, anche se complementare, è rappresentato dall’esercizio terapeutico soprattutto in vista della ripresa funzionale.
L’importante è iniziare le ESWT precocemente e mettere in campo esperienza e tecnologia evoluta attraverso modalità di applicazione diversificata da focalizzata a defocalizzata, a bassa o alta intensità in rapporto alle condizioni cliniche e le aspettative o gli impegni del soggetto.
Ad ognuno insomma le sue Onde d’Urto !
Utilizziamo anche nello spirito di una valida Ortopedia Conservativa trattamenti locali con diversi prodotti ad uso infiltrativo con finalità antinfiammatoria e rigenerativa.
Questi trattamenti se pur validi presentano comunque una minima invasività e talvolta costi maggiori rispetto alle Onde d’Urto.
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Perché le Onde d’Urto / ESWT nell’ epicondilite ?
L’epicondilite rientra tra le prime classiche indicazioni della terapia con ESWT fin dalla loro introduzione in ambito ortopedico.
Noi le utilizziamo da oltre 25 anni con buoni risultati in genere, ottimi nei casi in cui la cura viene iniziata precocemente.
Discreti risultati nella nostra esperienza si ottengono anche nei casi di recidiva dell’epicondilite dopo intervento chirurgico.
Nel tempo ci siamo resi conto che in alcuni casi di epicondilite i risultati richiedono qualche seduta in più rispetto alle 3-4 sedute ( con Onde d’Urto Focali ) previste dai protocolli di alcuni anni fa.
L’interesse della ricerca scientifica per il trattamento dell’epicondilite con le ESWT è andata crescendo nel tempo dagli anni novanta del secolo scorso ad oggi.
In particolare negli ultimi anni l’attenzione si è focalizzata a cogliere gli aspetti anatomopatologici sui tessuti trattati con Onde d’Urto e al confronto dell’efficacia delle ESWT rispetto ad altre cure già riconosciute efficaci.
Nell’epicondilite le Onde d’Urto Focali sono più efficaci delle radiali
Data per dimostrata l’efficacia delle ESWT nel trattamento dell’epicondilite in genere è interessante valutare la diversità di efficacia tra diversi tipi di Onde d’Urto utilizzati.
Un altro studio del 2023 ha indagato la diversa efficacia tra i diversi tipi di Onde d’Urto, in particolare tra radiali o balistiche e quelle focali, nell’epicondilite acuta includendo anche un gruppo di controllo curato con placebo.
Entrambi i trattamenti sono stati efficaci rispetto al gruppo di controllo placebo.
Lo studio dimostra però la maggiore efficacia delle Onde d’Urto Focali rispetto alle balistiche e ne consiglia l’utilizzo quando questo sia possibile nell’epicondilite acuta.
L’epicondilite secondo le ultime Linee Guida Internazionali sulle ESWT
Anche le nuove e recenti Linee Guida rilasciate dalla Società Internazionale di Terapia con Onde d’Urto ( ISMST ) ribadiscono l’efficacia della terapia nell’epicondilite.
l trattamento dell’epicondilite con onde d’urto ( ESWT ) è raccomandato venga effettuato personalmente da un medico qualificato che abbia acquisito conoscenze specialistiche.
l trattamento dell’epicondilite con le Onde d’Urto seppur solitamente efficace può richiedere un numero di sedute leggermente superiore rispetto ad altre patologie simili.
La raccomandazione è di eseguire almeno 5 sedute con frequenza tra i 7 e i 14 giorni.
Questo purtroppo allunga molto il tempo di guarigione in rapporto alle aspettative del soggetto.
Per questo bisogna raccomandare al paziente di aspettarsi un risultato apprezzabile dopo qualche settimana.
Nella nostra esperienza qualche beneficio si può apprezzare spesso anche dopo la seconda seduta.
Per questo può essere utile il trattamento a bassa intensità dei punti trigger miofasciali.
Il ruolo del tutore per l’epicondilite
Molti pensano che si possa guarire dall’epicondilite utilizzando un tutore, magari il migliore presente sul mercato o su internet.
Nella nostra esperienza l’uso del tutore al gomito risulta più dannoso che utile, specie quando il suo utilizzo risulta fastidioso perché non idoneo nelle caratteristiche o mal utilizzato nelle modalità di utilizzo.
L’epicondilite va curata con un approccio complesso e diversificato nel quale il tutore può avere qualche efficacia nel singolo caso se utilizzato con appropriatezza.
A grandi linee può essere utilizzato per brevi periodi nel recupero funzionale dopo un netto miglioramento del dolore e quando sono ben identificati i momenti di sollecitazione degli estensori come avviene nello sport e nel lavoro.
Il suo ruolo principale è ridurre il sovraccarico funzionale delle strutture interessate e creare un feedback propriocettivo durante i carichi di lavoro maggiori nell’ottica di prevenire ulteriori lesioni.
Un uso eccessivo e indiscriminato dell’ortesi può addirittura aggravare la patologia perché potrebbe causare ischemia locale cronica con ulteriore danno alle strutture interessate.