La Poliomielite in ortopedia

La poliomielite ( PAA ) con i suoi esiti invalidanti, la tubercolosi osteoarticolare e gli esiti del rachitismo in un passato non lontanissimo riempivano i reparti di ortopedia.

Per fortuna con il diffondersi della vaccinazione la PAA è andata a ridursi fortemente riguardando solo pochissimi paesi dove ha una diffusione endemica.

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Purtroppo non esistono cure efficaci contro la Poliomielite per cui può essere solo prevenuta con la vaccinazione.

La Poliomielite nel mondo

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La ricostruzione tridimensionale del virus della Poliomielite

Nel 2022 i paesi a diffusione endemica erano rimasti Afghanistan e Pakistan con pochissimi nuovi casi denunciati.

Nella Striscia di Gaza il primo caso di polio è stato rilevato in un neonato di 10 mesi dopo 25 anni e ha ricordato al mondo occidentale il rischio di una possibile diffusione.

Però la guerra a Gaza ha di recente  riportato sotto i riflettori la patologia, che è ricomparsa nel bacino del Mediterraneo.

Evidentemente non si è raggiunto l’obbiettivo della completa eradicazione della malattia che si era posto nel 1988 l’Assemblea Mondiale della Sanità.

Il virus della poliomielite si trasmette solo tra esseri umani e può essere contratto a qualsiasi età, anche se con un’incidenza maggiore in età infantile.

La Poliomielite in Italia

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Vaccino iniettivo contro la Poliomielite

In Italia la vaccinazione antipolio è obbligatoria dal 1966, l’ultimo caso endemico, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, risale al 1982 e l’Italia e l’Europa risultano “poliofree” dal 2002.  

Prima ancora che diventasse obbligatoria c’erano state in Italia importanti campagne vaccinali che riguardavano sia adulti che bambini prima col vaccino iniettivo Salk e poco dopo con il vaccino Sabin più pratico somministrato per via orale.

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Vaccino orale contro la Poliomielite

In molti casi negli anni sessanta del secolo scorso vennero somministrate a molte persone entrambi i vaccini ritenendo che la via di somministrazione orale del Salk risultasse più adatta a prevenire la diffusione della malattia perché creava una immunità a livello intestinale, sede di ingresso del virus.

Oggi la copertura vaccinale nel nostro paese risulta essere maggiore della media europea.

Cos’è la Poliomielite ?

La poliomielite è una grave malattia infettiva che colpisce il sistema nervoso centrale prevalentemente in bambini sotto i 5 anni di età.

Attacca principalmente le cellule delle corna anteriori del midollo spinale che intervengono nei movimenti (neuroni motori del midollo spinale) .

E’ causata da un virus, il poliovirus, appartenente al genere enterovirus, di cui si conoscono 3 tipi ( poliovirus 1, 2 e 3 ).

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La Poliomielite in ortopedia

Il virus si trasmette per via oro-fecale, con ingestione di acqua e alimenti contaminati o tramite la saliva e le goccioline emesse con i colpi di tosse e gli starnuti da soggetti ammalati o portatori sani e si moltiplica nella mucosa della bocca, della faringe e nell’intestino.

Nel giro di poche ore, attraverso il flusso sanguigno, può invadere il sistema nervoso, distruggendo le cellule e causando una paralisi che può diventare, nei casi più gravi, totale.

Gli effetti più gravi sono sui muscoli degli arti e del tronco.

La paralisi, flaccida, può avere il più diverso aspetto ed estensione.

Si caratterizza inoltre per irregolarità di distribuzione e di gravità e ciò perché varia è l’estensione e l’intensità delle lesioni midollari.

Un’infezione su 200 porta a una paralisi irreversibile ed il 5-10% muore quando i muscoli respiratori non riescono più ad assicurare un adeguata ventilazione polmonare.

La Poliomielite, l’ Iron Lung e la moderna terapia intensiva

La larga diffusione della PAA e le sue complicanze respiratorie portarono all’invenzione di una macchina innovativa che permettesse di respirare anche con la paralisi dei muscoli respiratori.

Nel 1927 fu inventato dai ricercatori di Harvard il primo respiratore moderno e pratico, soprannominato ” iron lung ” o ” polmone d’acciaio ” in italiano.

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Reparto ospedaliero dedicato alla respirazione assistita in polmone d’acciaio

Gli inventori utilizzarono una scatola di metallo che conteneva il torace del malato esercitando un movimento di spinta-trazione sul petto.

Il primo polmone d’acciaio fu installato all’ospedale Bellevue di New York City.

Da allora la Poliomielite con le sue complicanze respiratorie ha costituito una stimolo costante per la ricerca e la messa in campo di tecniche salvavita fino alla moderna terapia intensiva.

I quadri clinici neurologici ed ortopedici più frequenti

La PAA è una malattia neurologica che purtroppo non aveva e non ha una terapia specifica.

Per questo la cura era rivolta soprattutto a limitare i danni e a correggere le deformità quando stabilizzate.

L’ortopedia è stata chiamata a ristabilire con ogni mezzo, da quello chirurgico alla riabilitazione fino all’ortesica, il miglior grado di autonomia possibile.

Dopo la fase acuta della malattia che può durare da alcune settimane ad alcuni mesi si assiste ad un periodo di regressione parziale della malattia che può durare dai 6 mesi all’anno in cui il campo paralitico si riduce parzialmente.

Si assiste ad una lenta e graduale ripresa funzionale di alcuni muscoli già paralizzati mentre altri rimangono definitivamente paralizzati.

Dopo un anno circa dall’inizio della malattia si osserva il quadro di stabilizzazione, fondamentalmente paralitico.

I sintomi paralitici si complicano in soggetti in accrescimento con deformità importanti degli arti, disturbi della crescita dei segmenti ossei e disturbi trofici e circolatori dei tessuti molli e della cute.

Infatti nei soggetti in accrescimento lo sviluppo degli arti colpiti si arresta per mancanza di stimolo funzionale del muscolo e del carico gravitazionale.

Alle radiografie l’osso appare più trasparente, distrofico come si riscontra abitualmente nei casi di allettamento prolungato e nei quadri neurologici gravi.

Le più comuni deformità della Poliomielite in Ortopedia

Il più spesso sono colpiti i muscoli degli arti inferiori specie il tibiale anteriore, i peronieri, il tibiale posteriore, l’estensore delle dita.

Seguono per frequenza il tricipite surale, il quadricipite, i glutei.

Meno frequente l’interessamento dei muscolo del tronco ed il deltoide, seguiti da quelli dell’arto superiore.

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I tragici effetti della Poliomielite in una foto storica

Queste paralisi si associano in modo bizzarro e capriccioso a configurare quadri clinici anche molti diversi fino alla monoplegia più o meno completa.

Le più frequenti deformità riscontrate sono il piede equino varo supinato, il piede varo, il ginocchio flesso, l’anca flessa, l’arto inferiore “ballante” per paralisi completa; più rare le spalle “ciondolanti”.

Il trattamento ortopedico delle deformità poliomielitiche

Il trattamento iniziava dalla fase di regressione della malattia ( dai 6 ai 12 mesi ) con la prevenzione dello sviluppo delle deformità e il favorire il recupero funzionale dei muscoli non definitivamente paralizzati.

Questo avveniva con diverse tecniche da quelle di posizionamento in valva e doccia ( allora non esistevano ancora i tutori moderni ) con i muscoli in posizione di maggior rilassamento per evitare retrazioni e fibrosi, alla chinesiterapia attiva e passiva.

Si usava molto anche il calore locale, l’elettrostimolazione ed il massaggio.

Il trattamento chirurgico veniva rimandato ad un età in cui fosse possibile una collaborazione attiva del piccolo paziente ed il sistema osseo fosse abbastanza sviluppato da poter sopportare l’insulto chirurgico.

Gli interventi su tendini e muscoli

Il trapianto tendineo consiste nel far compiere ad un muscolo risparmiato dalla paralisi la funzione del muscolo paralizzato.

Comune era il trapianto del tibiale posteriore a favore di quello anteriore e del bicipite femorale nella paralisi del quadricipite.

La tenotomia era la sezione chirurgica di un tendine così come la miotomia era la sezione del muscolo.

Venivano eseguiti a partire dall’età di 6 – 7 anni.

Gli interventi sulle articolazioni

Questi richiedevano età minime di 8 – 10 anni per avere una adeguata componente ossea rispetto a quella prevalente di cartilagine.

L’ artrorisi è un intervento che limita l’escursione di un’articolazione mediante la creazione di un ostacolo osseo in modo che risulti più funzionale nella stazione eretta e nel cammino.

Tipica la l’artrorisi anteriore dell’articolazione tibio-tarsica alla caviglia secondo la tecnica di Putti.

L’ artrodesi consiste nel saldare fra di loro le superfici articolari impedendo il movimento articolare in modo definitivo.

Si usava nel piede ciondolante, nella spalla ciondolante ed in varie deformità del piede.

Spesso era necessario fondere contemporaneamente due ( duplice artrodesi ) o tre ( triplice artrodesi ) articolazioni.

L’importanza delle ortesi e delle calzature corrette

Oltre ai vantaggi ottenuti con la chirurgia, queste persone necessitavano spesso di appositi ortesi ortopediche personalizzate ( allora chiamati “apparecchi” ) e calzature corrette per assicurare stabilità e compensare le frequenti dismetrie degli arti inferiori e deviazioni del piede.

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