Prevenzione artrosi: degenerativa o infiammatoria ?

Da sempre l’ artrosi è stata considerata una malattia degenerativa delle articolazioni con scarsa componente infiammatoria se non negli episodi occasionali di riacutizzazione. Di conseguenza la prevenzione era ed è basata a contrastare l’usura della cartilagine.

Infatti la sua prevenzione è fondata sul giusto stile di vita, una sana alimentazione con controllo del peso ad una regolare attività fisica.

Dal punto di vista farmacologico si è fatto ricorso a sostanze che proteggessero le cartilagini articolari ( condroprotettori ) dai fenomeni degenerativi, in primis l’ acido ialuronico.

Dato il paradigma di un origine meccanico degenerativa dell’artrosi, la prevenzione è stata rivolta a controllare fattori meccanico degenerativi.

Ma potrebbe non essere così semplice.

Differenza tra artrosi e artrite

L’artrosi è stata dunque definita una malattia cronica caratterizzata dalla progressiva distruzione e perdita della cartilagine articolare.

E’ dovuta all’usura e al progressivo lento invecchiamento delle articolazioni che poi successivamente interessa anche l’osso sottostante.

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Nella metà sinistra un articolazione normale, a destra una con i tipici segni dell’artrosi che riguardano la sinoviale, i tendini, i muscoli, l’osso sottostante.

Colpisce tipicamente più le articolazioni soggette al carico quindi anche, ginocchia, colonna, ma anche mani e piedi.

L’artrite è invece una artropatia a causa infiammatoria / autoimmunitaria che può originare per diverse cause e che può colpire una o più articolazioni contemporaneamente o in tempi successivi.

La più tipica è l’artrite reumatoide ma può essere anche conseguente ad infezioni o a dismetabolismi ( come la gotta ad esempio ) e può presentarsi a tutte le età anche pediatrica.

L’infiammazione quindi è tipica delle artriti e non costituisce fattore caratterizzante dell’artrosi se non occasionalmente in circostanza di riacutizzazione o negli stati avanzati e gravi della malattia.

Artrosi oggi: update sulla patogenesi

Numerosi studi scientifici, da anni, hanno segnalato l’importanza della infiammazione nella formazione e l’evoluzione del danno cartilagineo e dell’artrosi negli stadi iniziali.

Studi di biologia molecolare a partire dagli anni 90 del secolo scorso hanno profondamente rivisto il paradigma che l’artrosi avesse una patogenesi solo meccanico – degenerativa.

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L’infiammazione di basso grado è responsabile dello squilibrio tra processi anabolici e catabolici della salute articolare

La scoperta che mediatori come citochine e prostaglandine proinfiammatorie potessero aumentare la produzione di mettalloproteasi ha fatto nascere la teoria “infiammatoria” che sarebbe alla base del danno cartilagineo.

Come sappiamo le metalloproteasi (MMPs) sono responsabili della degradazione delle proteine ​​della matrice extracellulare (ECM), quali collagene, fibronectina, elastina e proteoglicani.

Pertanto se l’attività delle MMPs è superiore alla norma contribuisce a minare la microarchitettura connettivale, favorendo l’invecchiamento ed il degrado della cartilagine.

L’infiammazione di basso grado alla base dell’artrosi iniziale

Una infiammazione di basso grado indotta da un problema dismetabolico, o da reazioni immunitarie innate sono tra i più recenti elementi che depongono a favore di una teoria infiammatoria dell’artrosi.

La patogenesi dell’artrosi è in gran parte determinata dallo squilibrio dei mediatori pro-infiammatori e antinfiammatori, che porta a un’infiammazione di basso grado, responsabile della degradazione della cartilagine, del rimodellamento osseo e della proliferazione sinoviale.

Gli stessi condrociti, le cellule tipiche ed uniche della cartilagine, immersi nella matrice extracellulare, possono svolgere il ruolo di sintesi della stessa matrice, svolgendo un ruolo positivo per l’articolazione, ma anche quello di degradazione della stessa proprio attraverso le MMPs.

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Il comportamento ambivalente del condrocita nell’omeostasi articolare

Un ulteriore cambiamento nella nostra comprensione è avvenuto con la consapevolezza che l’artrosi è una malattia dell’intera articolazione come mostrato nella figura sopra riportata che indica le varie strutture anatomiche colpite.

Infatti colpisce non solo la cartilagine articolare, ma anche la sinovia, i tendini, i muscoli, i legamenti, l’osso subcondrale e il tessuto adiposo.

Forse potrebbe anche essere una malattia sistemica, con l’infiammazione che ha un ruolo critico nell’interazione tra i tessuti articolari.

Artrosi oggi: update sulla prevenzione

Quindi la prevenzione dell’artrosi deve essere più attenta alla causa degenerativa o infiammatoria ?

La nuova visione della patogenesi dell’artrosi modifica sostanzialmente la condotta nella prevenzione e nella cura farmacologica delle fasi iniziali della malattia.

Fin ora si basava su sostanze strutturali che contrastassero l’usura cartilaginea sotto il profilo meccanico.

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Artrosi del ginocchio destro ( Dx ) e artroprotesi totale del ginocchio sinistro ( Sx )

In questo momenti sentiamo un bisogno sostanziale di farmaci per l’artrosi che possano interferire con l’infiammazione di basso grado sicuri ed efficaci.

I classici DMOAD (Disease Modifying Osteoarthritis Drugs) cioè le sostanze già conosciute in grado di modificare il decorso della malattia artrosica non rispondono più in pieno alla nuova necessità di controllare l’infiammazione di basso grado.

E nemmeno possiamo pensare di utilizzare i classici FANS a basso dosaggio per lunghi periodi né tantomeno i cortisonici per i loro ben noti effetti collaterali nell’utilizzo cronico.

Eppure nella prevenzione dell’artrosi bisognerà prendersi cura della origine infiammatoria almeno quanto di quella degenerativa.

La soluzione alla prevenzione e cura della artrosi

L’obiettivo cardine dei condroprotettori è da ricercarsi nella modulazione in senso favorevole dei fattori microambientali che governano il processo artrosico nel medio termine ma nel contempo possono agire efficacemente sul controllo del dolore e dell’infiammazione per salvaguardare il trofismo articolare.

In attesa che l’ingegneria genetica ci fornisca elementi rigenerativi specifici, dobbiamo avvalerci di sostanze già disponibili che garantiscano un elevato profilo di sicurezza per tossicità o effetti collaterali e possibilità di essere assunti per lunghi periodi o a somministrazioni ciclicamente scadenzate.

La soluzione immediata al bisogno di nuove sostanze idonee alla prevenzione della malattia e alla sua cura nelle fasi iniziali potrebbe venire dalle sostanze naturali antinfiammatorie fornitici dalla nutraceutica e dall’integrazione alimentare, come vedremo nei prossimi post.

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